CUCINA VEGANA

CUCINA VEGANA: ECCO COME FUNZIONA IN PORTOGALLO

Siamo alle soglie del 2025 e, ancora oggi, trovare opzioni culinarie vegetariane o vegane in Portogallo è davvero difficile. Esplorare i motivi di questa situazione ci permette di capire meglio le particolarità dell’agricoltura e dell’allevamento portoghesi, oltre alle tradizioni gastronomiche che influenzano le abitudini alimentari locali. In ogni aspetto della cultura c’è sempre un “perché” che merita di essere compreso: conoscere questi fatti ci aiuta ad andare oltre le apparenze e a evitare conclusioni affrettate

Partiamo dai numeri

Il Portogallo ha una superficie di circa 92.212 chilometri quadrati e una popolazione di circa 10,3 milioni di abitanti. Questi dati possono sembrare poco significativi, ma diventano più chiari se li confrontiamo con una delle regioni più produttive d’Italia: la Lombardia.

La Lombardia è circa quattro volte più piccola, con una superficie di 23.864 km², ma ha una popolazione simile, di circa 10,1 milioni di abitanti. La densità di popolazione in Lombardia è quindi molto più alta: 424 abitanti per km² contro i 112 del Portogallo. In pratica, la Lombardia ha un’elevata concentrazione di persone in uno spazio ridotto, mentre il Portogallo ha una distribuzione della popolazione più dispersa, con ampie aree rurali meno abitate.

In Portogallo, agricoltura e allevamento sono generalmente meno intensivi rispetto all’Italia, e ci sono vari fattori che spiegano questa differenza:

Tipo di Allevamento e Dimensioni degli Allevamenti

    • In Portogallo, l’allevamento è spesso di tipo estensivo, specialmente nelle regioni rurali dell’Alentejo e del Nord. Qui, gli animali, come pecore, capre e bovini, vivono in ampi spazi e si nutrono principalmente di ciò che trovano nei pascoli. Questa libertà di movimento rende gli allevamenti meno stressanti per gli animali e riduce la necessità di strutture intensive. Un modello, dunque, che valorizza l’interazione naturale tra animali e ambiente, preservando il paesaggio senza gravare eccessivamente sulle risorse.
    • Al contrario, in alcune regioni del Nord Italia, come la Pianura Padana, l’allevamento intensivo di bovini, suini e pollame utilizza strutture chiuse e sistemi di alimentazione industriale per rispondere alla domanda di massa. Questa modalità, pur rispondendo all’esigenza di produttività, comporta una pressione ambientale più elevata e un forte impatto sull’ecosistema.

Tipologia di Agricoltura

    • L’agricoltura portoghese è orientata verso colture tradizionali mediterranee, come oliveti, vigneti, sughere e mandorleti, coltivate in modo estensivo. Questi alberi e piante sono radicati nel territorio da secoli e si adattano al clima mediterraneo, richiedendo meno acqua e meno interventi artificiali. L’uso di tecniche tradizionali permette di limitare pesticidi e fertilizzanti chimici, il che contribuisce a un’agricoltura più sostenibile e a un minore impatto sull’ambiente.
    • In Italia, invece, soprattutto in zone come la Pianura Padana, la produzione intensiva di mais, riso e frumento è predominante, con maggior uso di fertilizzanti e pesticidi. Questa specializzazione agricola è funzionale a una produzione di massa ma comporta conseguenze ecologiche: inquinamento delle falde acquifere, erosione del suolo e riduzione della biodiversità. L’agricoltura italiana è più orientata alla produttività immediata, ma con un costo ambientale che, nel lungo periodo, può compromettere la qualità del suolo e delle acque.

Superficie e Disponibilità di Terra

      • Con una bassa densità di popolazione, le terre agricole in Portogallo sono spesso estese e meno frammentate, permettendo forme di coltivazione e allevamento estensive che non richiedono interventi intensivi. Questo equilibrio consente al suolo di rigenerarsi naturalmente e riduce la necessità di sostanze chimiche. Il contesto rurale portoghese si riflette anche nello stile di vita: in molte zone, le famiglie mantengono piccole coltivazioni personali o allevamenti per autosostentamento, il che limita ulteriormente la dipendenza da pratiche intensive.
      • In Italia, invece, la forte urbanizzazione e la pressione demografica hanno portato all’intensificazione dell’agricoltura, soprattutto nelle aree più fertili. Questa pressione si traduce in un uso maggiore di terreni anche marginali e in una gestione più controllata delle risorse. L’obiettivo, in questo caso, è soddisfare una domanda interna elevata e una produzione orientata all’export.

Consumo di Acqua e Impatti Climatici

  • Nelle zone aride del Sud del Portogallo, la scarsità d’acqua rende difficile praticare agricoltura intensiva. Le estati calde e secche limitano l’uso di colture che richiedono molta acqua e rendono poco praticabili le colture intensive. Gli agricoltori portoghesi sono quindi portati a scegliere piante più adatte al clima, come ulivi e querce da sughero, contribuendo a un sistema agricolo più resiliente e adattato all’ambiente locale.
  • In Italia, in particolare nel Nord, le risorse idriche abbondanti e i sistemi di irrigazione hanno reso possibile un’agricoltura intensiva. Tuttavia, l’uso intensivo di acqua, specialmente nelle stagioni secche, sta creando preoccupazioni per il futuro delle falde acquifere, il rischio di desertificazione in alcune aree e la sostenibilità a lungo termine.

Sviluppo delle Politiche Agricole

  • L’agricoltura portoghese ha beneficiato di fondi europei che hanno incentivato pratiche sostenibili e meno invasive. Questi fondi sono stati utilizzati per migliorare le infrastrutture agricole, preservare la biodiversità e sostenere i piccoli produttori. Questo ha permesso di mantenere un legame con le pratiche tradizionali, che privilegiano la qualità dei prodotti rispetto alla quantità.
  • In Italia, le politiche agricole si sono concentrate sulla produttività e sulla specializzazione, sostenendo l’allevamento intensivo e le monocolture, soprattutto nelle regioni economicamente più avanzate. Questa strategia ha permesso all’Italia di essere uno dei principali produttori europei, ma ha anche portato a una maggiore industrializzazione e dipendenza da input esterni.

Non sorprende, quindi, che la dieta vegana o vegetariana sia meno diffusa in Portogallo rispetto ad altri paesi europei. Ecco alcuni dei motivi culturali e sociali:

  • Tradizione Gastronomica: La cucina portoghese ha un legame profondo con carne e pesce, in particolare con piatti come il bacalhau, la carne de porco alentejana e il cozido à portuguesa. Modificare queste abitudini significherebbe rinunciare a una parte importante dell’identità culturale. Questo legame affettivo con la tradizione fa sì che i portoghesi siano meno inclini a modificare la loro dieta, nonostante la crescente attenzione alla sostenibilità.
  • Influenza Religiosa: La cultura portoghese è storicamente influenzata dalla tradizione cattolica, che non promuove necessariamente una dieta priva di carne o derivati animali. Sebbene in Portogallo esistano movimenti ecologici e associazioni per i diritti degli animali, la religione cattolica rimane un forte punto di riferimento per molte persone e contribuisce a mantenere una cultura alimentare legata ai prodotti animali.
  • Accessibilità Limitata: Fino a pochi anni fa, trovare opzioni vegane o vegetariane era difficile, specialmente nelle aree rurali. La scarsa disponibilità di prodotti e la difficoltà di trovare alternative nei piccoli centri hanno reso complesso per molti portoghesi considerare una dieta senza prodotti animali, anche per ragioni pratiche.
  • Economia e Sostenibilità Locale: L’allevamento la pesca e l’agricoltura sono fondamentali per molte famiglie portoghesi, che coltivano il proprio cibo, pescano o allevano animali, mantenendo un ciclo di autosufficienza. Cambiare abitudini alimentari significherebbe alterare questo equilibrio, con conseguenze economiche e sociali soprattutto per le piccole comunità rurali.

Tuttavia, negli ultimi anni, il turismo e l’interesse per una dieta più sostenibile hanno portato a una maggiore apertura, con l’inclusione di opzioni vegetariane nei ristoranti e la diffusione di negozi specializzati nelle città. Questa tendenza, anche se ancora agli inizi rispetto ad altri paesi, è sostenuta dalle giovani generazioni e da un crescente impegno verso la sostenibilità. 

Questo equilibrio tra ruralità e tradizione fa sì che in Portogallo si conservi il “sapore autentico”, quel sapore genuino che ricorda il pranzo della domenica a casa della nonna. Un’autenticità che merita di essere protetta, lontana dall’industrializzazione sregolata che ha trasformato molte altre parti del mondo.

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